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L'Eco Di Un Urlo

by Kubyz

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    Il nostro primo EP:

    7 tracce inedite
    +
    Booklet in .pdf
    &
    Cover Art
    Purchasable with gift card

      €7 EUR  or more

     

1.
Intro 00:29
2.
Parassita 06:07
Un cancello blindato confina dal mondo e trattiene celati pensieri e parole. Un silenzio velato, Ho la bocca cucita. Sto in assenza di fiato oramai. Come posso liberarmi dal mio demone? Si succhia la ninfa vitale che è dentro di me. Confuse e opposte emozioni si scagliano contro Non so cosa dire, ma non posso più... Stare sotto macerie Soffro il peso dell’ombra. Nascosto dietro una pelle di stoffa con il sangue che scoppia Com’è, perché Cosa c’è che non va in me? Inadeguate sono Le tue osservazioni riguardo ogni mia distrazione, Legittimata da una condizione. Invece tu, piuttosto... Falso burattino, superficiale è il tuo modo di agire, di respirare sei tu che tiri a campare. Oh placida notte, cullami nel tuo spettro embrionale Dove mi allieto mi alieno. Ho le mani stanche di stringere convenzioni, lasciano la presa e ritorno alla mia essenza. E ficco le dita in gola Sputo fuori il veleno. Il morbo più deleterio per il corpo ed il pensiero Com’è, perché Cosa c’è che non va in me?
3.
Sto zitto, rallento, mi fermo ed annuso la puzza che tira quaLe strade son già desolate, nel buio cent’ombre mi fissano Relitti di una società, vedono in me una loro rivalsa Agli occhi degli altri svanisce la parte oscura della candida luna Spero che non mi lasci morire qua da solo Sopra, le stelle compiangono noi tra vecchi cartoni e bocce di alcool Guardali... come disperan dei loro problemi. un nodo alla cravatta, mocassini che splendono fanno strada alle loro bugie! Son tutti presi dai loro doveri mi passan vicino ed io qui, col culo per terra mi arrendo alla cruda realtà. Spero che non mi lasci morire qua da solo Sopra, le stelle compiangono noi tra vecchi cartoni e bocce di alcool hei tu, uomo! Raccogli la mia dignità. Perché non riesci a guardare verso di me!? Oltre il vetro sporco. Stringo le gambe tra le braccia e chissà, forse l’uomo nero non arriverà.
4.
Che anno è? Ho perso il conto dall’ultima volta che ti ho visto di persona. Quella che cerco di darmi non è religione, ne pura astrazione Son tutte parole che puzzan di plastica, almeno per me... Ti tengo spesso in custodia della mia memoria, ne faccio un tesoro che regge la spina dorsale e dà forma perciò questa è la prova e mi consolerò Non si svanisce all’improvviso Senz’un’impronta o di un simbolo inciso la fine dei giorni è un cambio di stato da conscio ad ambiguità. Piccole infinitesimali gocce in picchiata col tempo contato schiantandosi al suolo si alza un frastuono, e tintinnano al vetro. Nascono in fretta da madre natura Caduta libera in corso per loro, alcune rompono durante il volo. Mi sembra sia impossibile far fronte all’intangibile, all’inesorabile lotta col tempo. D’altronde è un po’più facile ingozzarsi con le prediche Purché ci pensi qualcun altro a darti Le ragioni che vuoi Le ragioni che vuoi... Non si svanisce all’improvviso Senz’un’impronta o di un simbolo inciso la fine dei giorni è un cambio di stato da conscio ad ambiguità. Mi sembra sia impossibile far fronte all’intangibile, all’inesorabile lotta col tempo. D’altronde è un po’più facile ingozzarsi con le prediche, Purché ci pensi qualcun altro a darti Le ragioni che vuoi Le ragioni che vuoi Le ragioni che vuoi Le ragioni che vuoi...
5.
Salvaci, Dio dei buoni costumi. Dietro false promesse ci sveli i tuoi piani. Il petto di un uomo traspare e ci mostra il suo cuore impestato di sporco catrame. Il tetto del mondo trasuda lento, quel viscido nero, che infesta le genti. Qualche bagliore nel marcio generale spunta al di fuori e schiacciato ora muore. È il mostro dell’odio! Dilania il terreno! Un cielo mieloso ricopre il reame di un popolo fiero di affilare le lame. Morti viventi irosi e violenti, giaccion lì in fondo ai piedi del mondo. Tra ghigni silenti, mutano il volto. Ti mostrano il sorriso e ti sputano contro. Ma quel poco di buono che ancora rimane, si china nel buio e pian piano scompare. È il mostro dell’odio! Dilania il terreno! È il mostro dell’odio! Dilania il terreno! Scatena irrompente! Uno squarcio nero.
6.
Inchiodami su di un letto di spine. Vuoi vedermi tacere? Rischio di vacillare i sogni tuoi!? Credi di brillare nell’oscurità, se mi tagli la lingua forse puoi levarti l’idea di cadere all’indietro nel buio di mille domande, privo di ogni certezza arrogante. E lì l’aria cade a pezzi, pesanti e ingombranti tanto da schiacciarti. Se cerchi rifugio, ti aspetti un aiuto l’unica replica… Nell’eco di un urlo. Solo col tempo capisco che c’è un sipario che copre lo spettatore reale dalla pura natura teatrale. Brancolanti come mosche d’inverno nel nostro universo mortale, antropizziamo, semplifichiamo, o peggio imponiamo dottrine volte a riempire il vuoto di ogni perché…. Ti arroghi il diritto di esigere la verità! Qual’ è, qual’ è, qual’ è… Mi chiedo quale sia!? E lì l’aria cade a pezzi, pesanti e ingombranti tanto da schiacciarti. Se cerchi rifugio, ti aspetti un aiuto l’unica replica… Nell’eco di un urlo. Fattene una ragione. Puoi tenere la tua quotidiana lezione morale su cos’è giusto fare, pensare, o pregare un futuro migliore.
7.
Nuvole 06:03
Se grandinano sassi è di certo perché colpa delle nuvole; gassose e impalpabili, sfiorandole impazziscono. Tutto questo è tale per il semplice fatto che sono io a toccarle, immaginarle... per un attimo a mia disposizione. E invidio il tuo modo deciso di andare a colpo sicuro. E invidio il tuo modo deciso di prendermi per il culo… È che stai messo in piedi quasi a dare un dritto senso a quel dito che punti lì verso l’alto. A me capita il dito si perda per strada, durante la corsa decisa, a ridosso delle nuvole… Forse son gli anni apposta studiati per essere banali, scontatamente convinti, per convenienza ritti, passivamente spinti. Non so a te ma l’analisi di ciò che accade pervade le idee e più penso ad un senso, più lo trovo… più scompare.

about

L’EP ci accompagna in un viaggio sonoro che pone al centro
delle sue tematiche l’individuo nella sua difficoltà di
relazione con il mondo.

“L’ eco di un urlo” è sia l’espressione delle barriere che
ostacolano l’esternazione del proprio essere, sia
la manifestazione di quella insicurezza latente che ha
origine dalle mancate risposte a domande ancestrali,
condizione che grida la sua presenza attraverso parole e
silenzi. Un turbine vorticoso che immobilizza al suo
centro chi tenta di interrogarlo.

Il disco è la costruzione di un’analisi socio-esistenziale
vissuta in chiave nichilistica, raccontata attraverso
6 quadri concatenati da “L’eco di un urlo”, concetto che si
sviluppa nelle prime 5 espressioni e trova chiusura
nell’ultimo brano.

E’ quindi la proiezione di una struttura su cui si innesta
il percorso della vita.
E’ un arrendersi alla consapevolezza di non poter
dominare il mondo, di essere nel flusso inesorabile
dell’esistenza rinunciando alla ricerca ossessiva del
senso, della risposta che non ci appartiene,
laddove solo l’eco del nulla risuona perpetuo.

credits

released October 8, 2016

Recording: Il Piano "B"

Mastering: REFERENCE

Stampe: CD-click

Cover Art: NevNein

Progetto Grafico: UNISONO

Photo: Remo Santi

Ringraziamo Alessandro Anselmi e Daniele Annesi (web designer),
Roberto Cola e tutte le persone che hanno collaborato alla
realizzazione del progetto.

Ringrazio mio fratello, Matteo Buonarroti, per avermi avvicinato
al magico quanto per me essenziale mondo musicale.
G.B.

license

all rights reserved

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about

Kubyz Anguillara Sabazia, Italy

Il Kubyz o scacciapensieri, è uno strumento musicale contemplativo.
Il suono ipnotico ed elementare è un mantra che apre la mente stimolando l’ascolto dell’io interiore.

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